La prefazione di Diego Abatantuono

Diego AbatantuonoSicuramente non è un caso se Genova, città meravigliosa che da sempre sforna comici, cantautori e studenti in Legge, ha generato Giginho, all’anagrafe Fabrizio Casalino: un laureato in Giurisprudenza col vezzo di scrivere canzoni e l’arma della comicità.

È vero, quando lo conosci, sulle prime, Fabrizio ti lascia perplesso: non sai mai se c’è o se ci fa. Poi, col tempo, impari a detestarlo. Ma se ti spingi oltre, come ho fatto io, diventi suo amico. E ti appassioni alla sua storia.

Rendendosi conto che fare l’avvocato non è cosa per lui, tanto per cominciare, Fabrizio si da una mossa, e a ventisei anni incide il suo primo disco che lo porterà, di lì a poco, in un tour forsennato in Sudamerica.

Ricomincia intanto per gioco una nuova carriera, quella di cabarettista, girando i locali del centro storico genovese coi compagni di merende Enrique Balbontin e Andrea Ceccon. Prosegue poi nei teatri e nelle piazze d’Italia con i Cavalli Marci – altrettanto genovesi – quelli di Ciro, il figlio di Target.

Arriverà fino a noi, sul palcoscenico del Colorado Café, proprio grazie alla sua faccia di tolla irriverente comicità.

Ricava nel frattempo dalla sua passione per la musica il personaggio di Giginho, un cantante brasiliano interprete delle canzoni di un fantomatico maestro, tale Peo Tabioca. La sua produzione è il risultato dell’agrodolce contrasto fra l’impudenza dei testi e la dolcezza della bossa nova.

In effetti devo ammettere che la schiettezza di Giginho a volte crea un certo imbarazzo. Ma la cosa davvero imbarazzante è che mi fa morire dal ridere.

Nella mia mente è ancora stampato quello che gli dissi quando lo vidi per la prima volta, una sera di due anni fa: «Cosa non s’inventerebbe la gente pur di non lavorare!». Poi quest’anno il mio incauto suggerimento: «Non ti resta che scrivere un libro».

Ah, capellone di un Casalino, adesso eccomi qua che mi tocca di scrivere che te lo prefo che ti ci faccio sopra la prefazione!

Leggendolo, però, vi accorgerete di una cosa. Non è una raccolta di battute, ma un libro vero e proprio. C’è dentro un mondo, c’è una storia. Perché è questo che piace a Fabrizio: raccontare delle storie. Che siano nelle canzoni o fra le pagine di un libro poco importa, purché siano storie che valga la pena di raccontare.

Devo proprio dirlo: nell’era della realtà “virtuale” degli show televisivi d’ultima generazione, un guizzo d’autentica fantasia ci voleva davvero.

I suoi Quattro salti in favela non sono solo un piatto nutriente per mamme frettolose – scoprirete più avanti come – ma sanno trasmettere un raro piacere, quello che si prova leggendo un libro vero. Perciò, caro lettore, come appunto si direbbe in una vera prefazione, mettiti comodo, tanto so che non hai niente da fare rimanda tutti i tuoi impegni a domani e abbandonati alla colorata atmosfera del Brasile du meo amigu Giginho.

Diego Abatantuono

Una risposta a “La prefazione di Diego Abatantuono

  1. MOURINHO SARA’ IL WOODY ALLEN DEI POVERI, MA LEI E’ IL GERRY CALA’ DEI RICCHI. CHE RISATONE CHE CI FA FARE…..
    MENO MALE CHE NEL PANORAMA DEL CINEMA EUROPEO ESISTE UN ATTORE COME LEI.SE NON FOSSE PER LA TESSERA DEL pdl , FAREBBE “IL TERRUNCCELLO” ALLE FESTE DI COMPLEANNO DEI BAMBINI.
    COMPLIMENTI,VEDRA’ CHE VINCERA’ UN ALTRO TELEGATTO.
    UN SUO ASSIDUO ANTI-FAN.

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